Come nasce il Coordinamento Nazionale
Associazioni Diocesane Opere Assistenziali
conAdoa, ispirandosi ai principi del Magistero della Chiesa Cattolica, coordina, offre e propone sinergie per la realizzazione di azioni comuni di sensibilizzazione e formazione, supporto e valorizzazione, comunicazione e rendicontazione dell’impatto sociale delle attività poste in essere dalle succitate organizzazioni.
conAdoa, nel rispetto dell’autonomia statutaria, amministrativa e gestionale delle organizzazioni aderenti, operando in fraternità con l’obiettivo del bene comune, offre occasioni di relazione, riflessione, confronto e cooperazione nella Chiesa, tra la Chiesa e le Istituzioni pubbliche o private e tra le Organizzazioni non profit e del terzo settore, in particolare se a movente ideale, del medesimo territorio, nella prospettiva dell’ecologia integrale, con lo scopo di contribuire al progresso della società nel superamento della cultura dello scarto, anche attraverso la realizzazione e/o gestione di azioni e “opere segno”.
Alcune testimonianze
“Qualche anno fa ho conosciuto il servizio che ADOA svolge a Verona da più di un decennio. Mi ha convinto in particolare il metodo sinodale, la concretezza dei risultati ottenuti senza mai perdere lo sguardo pastorale e testimoniale proprio di chi opera per aiutare le sorelle ed i fratelli più vulnerabili. Ho notato i risultati del lavoro concreto di aiuto alle realtà che le sinergie sviluppate in questa rete, prima di tutto relazionale, hanno prodotto sulle persone e sui lavoratori degli enti del territorio diocesano che ne fanno parte, anche negli anni terribili del covid.19. Dopo un’analisi approfondita mi sono convinto che quello proposto da ADOA potesse essere un metodo replicabile e da replicare anche in altri contesti diocesani e/o di regione ecclesiastica, per il bene di tutte le Organizzazioni sanitarie, socio-sanitarie e caritatevoli del territorio diocesano oltre che per gli istituti religiosi e la diocesi stessa. Auspichiamo che il servizio che ConADOA renderà alle diocesi che intendono compiere questo cammino sinodale che parte dal prendersi cura in modo organizzato di chi si prende cura degli ultimi e dei più fragili, contribuisca a ravvivare nella chiesa italiana il soffio di libertà, creatività e generatività che ho sentito soffiare nell’esperienza dell’Associazione Diocesana delle Opere Assistenziali di Verona e poi di Parma. Il valore dell’esperienza di ADOA e, quindi, del Coordinamento Nazionale è infatti di carattere generativo, testimoniale e metodologico prima ancora che economico o di rappresentanza di interessi specifici: confido in un’ampia diffusione dell’esperienza di ADOA nelle diocesi italiane”.
“da tale percorso di supporto e supervisione del progetto ADOA svolto dall’Ufficio Nazionale per la pastorale della Salute della Conferenza episcopale Italiana e grazie alle collaborazioni che stanno nascendo con altre diocesi, abbiamo dato vita ad un processo in cui abbiamo valorizzato le convergenze rispetto all’attenzione e allo stile che l’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute della CEI incoraggia ad avere nel complesso mondo della cura delle persone più fragili, mettendoci in cammino con fiducia, rispetto, fraternità, amore per la giustizia e per la verità. Con questo intento abbiamo costruito soluzioni innovative, rafforzato realtà significative e raggiunto risultati insperati e lo abbiamo fatto con semplicità e autenticità, aiutandoci a vicenda, nel servizio reciproco”.
“Adoa costituisce per noi una bella sfida di coinvolgimento reciproco delle realtà che svolgono il loro servizio per le persone più fragili della società, anche per spronare la comunità tutta e le istituzioni a sostenere sempre con convinzione chi cura i fratelli e le sorelle più fragili. Ringrazio anche in nome e per conto del nostro presidente don Agostino Bertolotti ADOA_Verona ed in particolare Tomas Chiaramonte per il prezioso accompagnamento e per il supporto competente ed attento che sta garantendo anche alla nostra realtà in questa fase di sviluppo delle attività associative,”.
Estratto da un’intervista al giornale L’Arena a Tomas Chiaramonte. (domande di F. Lorandi).
Con quali obiettivi nasce conAdoa (anche in relazione all'attuale contesto sociale e storico, all'eredità lasciata dal Covid, alle complessità legate a una popolazione sempre più vulnerabile)?
Il Coordinamento Nazionale Associazioni Diocesane Opere Assistenziali nasce ispirandosi ai principi del Vangelo e del Magistero della Chiesa Cattolica, per offrire e proporre sinergie per la realizzazione di azioni comuni di sensibilizzazione e formazione, supporto e valorizzazione, comunicazione e rendicontazione dell’impatto sociale delle attività poste in essere da organizzazioni che si occupano di cura della fragilità. ConADOA, da statuto, intende rispettare pienamente l’autonomia amministrativa e gestionale delle organizzazioni aderenti, ponendo le premesse perché queste operino in fraternità, con l'obiettivo del bene comune. Per questo ConADOA offre occasioni di relazione, riflessione, confronto e cooperazione nella Chiesa, tra la Chiesa e le Istituzioni pubbliche o private e tra le Organizzazioni non profit del medesimo territorio, nella prospettiva dell’ecologia integrale, con lo scopo di contribuire al superamento della cultura dello scarto, anche attraverso la realizzazione e/o gestione di azioni comuni ed “opere segno”. ConADOA ha, quindi, anche una funzione “missionaria” e “testimoniale” tesa a dimostrare che insieme è possibile rafforzare chi decide di prendersi cura delle vulnerabilità senza scopi di lucro, con umanità e professionalità e che tale obiettivo può essere raggiunto soprattutto prendendosi cura di chi si prende cura.
Quali caratteristiche hanno reso il medoto ADOA un modello da replicare?
Penso che il punto di forza fondamentale di ADOA stia nel fatto che non è una sovrastruttura, un’associazione di categoria o una realtà che ingloba o svolge servizi già svolti da altri e, nemmeno, una mera struttura di servizio. ADOA cerca di valorizzare e rendere sistemico uno stile di cura e relazione reciproca, un metodo di ascolto-confronto e concretezza, un processo che nasce dal basso, dalle periferie e, grazie alle competenze messe a disposizione per il bene comune dagli Enti aderenti e dai loro talenti migliori, sceglie di intessere relazioni sinodali, libere, franche e fraterne, con chi sceglie di agire per la valorizzazione del meglio delle realtà che vi aderiscono, accompagnandole nel superamento di eventuali criticità e/o coordinandone azioni comuni, sinergiche, formative e culturali.
Negli ultimi anni ci siamo concentrati in particolare sulla valorizzazione di realtà che intendono basare la loro gestione, oltre che sulla necessaria sostenibilità economico-finanziaria, su virtù come giustizia, carità e fiducia, mettendo al primo posto l’autenticità, la qualità delle relazioni e la lungimiranza delle scelte, mossi dall’attenzione per i lavoratori, per gli utenti e per le comunità in cui operano. È proprio partendo da un comune modo di pensare la cura che ADOA consente la realizzazione di sinergie che spesso diventano anche operative.
Si parla di "cammino sinodale": con quale significato?
ConADOA nasce dai bisogni rilevati nell’esperienza di servizio svolta dall’ufficio nazionale per la pastorale della salute della CEI in questi anni nelle diocesi italiane, in particolare le più piccole: coordinare e valorizzare processi che mettano in relazione continua persone ed Organizzazioni per il bene comune, capaci di testimoniare oltre all’efficienza organizzativa, la capacità di decisioni giuste ed attente all’umano. Grazie alle Organizzazioni non profit che nei territori delle diocesi si prendono cura della vulnerabilità si possono superare le crisi e le fatiche dovute alle complessità del sistema di salute e di cura, mettendo da parte atteggiamenti rinunciatari che spesso sfociano nell’isolamento ed offrendo, con competenza, concretezza e metodo, nuovi percorsi sinergici di collaborazione animati dal gusto ritrovato di prendersi cura di chi si prende cura delle persone vulnerabili o che vivono situazioni di povertà, fragilità o marginalità.
Quali sono le prime azioni che si stanno mettendo in campo?
ConADOA sta muovendo i suoi primi passi nel comprendere come agire per rispondere ai bisogni espressi e alle richieste di accompagnamento ed aiuto che arrivano da tutto il territorio nazionale, inserendosi in quegli spazi lasciati vuoti da percorsi di supporto già presenti ed efficaci. C’è sicuramente da fare un lavoro di riflessione e comunicazione, lavoro peraltro già iniziato dentro il CdA. Il CdA, già dai primi passi, ha saputo proporre con convinzione e creatività proposte in merito allo scambio di buone prassi tra Diocesi e gli enti di diversa natura che in esse operano, dalla formazione degli amministratori di enti del terzo settore, alla realizzazione di percorsi formativi comuni per i lavoratori e i volontari, fino alla verifica della portabilità “missionaria” del modello ADOA nelle regioni e nei diversi territori d’Italia.
Penso, dunque, che il primo campo di azione avrà innanzitutto un obiettivo di carattere culturale e metodologico: far sì che lo stile sinodale sia incarnato nelle opere sociali dei diversi territori diocesani che così potranno essere protagonisti un percorso sinodale di rigenerazione di relazioni di fiducia e di valore socio-economico per le comunità di riferimento.
Uno degli obiettivi è la creazione di occasioni di riflessione e confronto nella Chiesa e con le istituzioni, pubbliche e private. Quanto conta oggi questa rete?
Nessuno si salva da solo. Potrebbe essere questo lo “slogan” che risponde a questa domanda.
Mettersi in dialogo è fondamentale: il mondo è cambiato, i bisogni sono cresciuti e le diverse vulnerabilità sono sempre più complesse da affrontare. Il sistema pubblico, da solo, non riesce ad intercettare con la necessaria velocità di azione e con la dovuta attenzione sistemica queste necessità, risultando spesso incapace di risposte tempestive e complete, mentre il terzo settore ha prossimità al bisogno, velocità di azione ed una grande capacità di ascolto. D’altra parte, il pubblico è ancora il principale finanziatore del welfare ed in questa fase, inoltre, dei fondi del PNRR. Dunque, qualsiasi contrapposizione rischierebbe di essere controproducente per tutti ... ma il dialogo competente e libero è il fondamento di ADOA e, dunque, sarà quello che anche ConADOA proporrà come metodo di lavoro sinergico per il bene comune.
Non va poi dimenticato che anche con il mondo delle imprese si possono costruire percorsi di collaborazione virtuosa, ad esempio per il welfare aziendale, per le partnership di progetto, per percorsi comuni di formazione e di contaminazione o di ibridazione dei sistemi organizzativi.
ADOA propone un’idea di comunità coesa, capace di includere e mettere a patrimonio comune il valore che è anche il “minimo comune denominatore” di tutta l’umanità: la vulnerabilità. Una comunità dove ogni persona ed ogni istituzione possa trovare il proprio spazio ed il proprio ruolo per la crescita e lo sviluppo di tutta la società, grazie ad un rinnovato impegno di fraternità per il bene comune.
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